Ci sono strade che non collegano solo due valli, ma due lati di un mondo. Il percorso di Saint-Jean-de-Maurienne à Briançon, Via Valloire, il Passo del Galibier e il Lautaret, è uno di questi. Seguendo le curve della montagna, si attraversa il strati di tempo per le strati di geografia per le silenzi della storiaUna strada dove si tocca il cielo, mantenendo i piedi nella pietra e gli occhi sulle tracce degli uomini.
Da Saint-Jean-de-Maurienne al passo del Galibier
Saint-Jean-de-Maurienne: la mano benedicente e le vie del sale
È a Saint-Jean-de-Maurienne, dove inizia questo viaggio. La valle, chiamata fin dall'epoca romana valle mauriziana - la Valle della Maurienne –, è un corridoio naturale tra le Alpi Settentrionali e il Piemonte. Qui, la montagna non è un ostacolo, ma un collegamento, e la città, punto di ancoraggio nel grande movimento di uomini, idee, merci.
Fondata nel VI secolo su istigazione di Santa Tecla, che vi portò da Alessandria una preziosa reliquia – Le tre dita di San Giovanni Battista, simbolo di benedizione e trasmissione – la città divenne rapidamente un importante vescovado, che si irradia in tutta l'Alta Moriana. A questa leggenda fondatrice si aggiunge una realtà storica: Per oltre un millennio, Saint-Jean-de-Maurienne è stata una capitale religiosa, una roccaforte e un crocevia economico..
La Cattedrale di San Giovanni Battista, con il suo slanciato campanile romanico, affiancato dal chiostro dell'XI secolo con colonne tortili, è il cuore pulsante della città. Lì scoprirai Affreschi bizantini, un coro gotico a volta, e soprattutto il Santuario delle Tre Dita, esposta in una cappella laterale. La mano benedicente, rappresentata sulla stemma della cittàveglia simbolicamente sui viaggiatori. Lì troviamo il cenotafio di Umberto delle Bianche Maniche, primo conte di Moriana e soprattutto primo membro della dinastia di Casa Savoia, che regnò sulle Alpi per quasi un millennio.
Intorno al santuario, le vie del centro storico si dispiegano in un dedalo di vicoli medievali, dove si può intuire, dietro le sobrie facciate, le case borghesi dei notabili e dei canonici, passaggi a volta, stipiti decorati con stemmi. I nomi delle strade – Via del vescovo, rue du College, Via dei Preti – raccontano della forte presenza ecclesiastica e intellettuale.
Mais Saint-Jean non era solo una città ecclesiastica. Era anche una punto nodale sulla via del sale, questo oro bianco che passava dalle saline di Moûtiers al Piemonte. Questo commercio ancestrale, tassato, controllato, protetto, permise alla città di arricchirsi. Magazzini, stazioni di mulattieri, conventi ospedalieri ne segnavano i percorsi, e ancora oggi troviamo, non lontano dall'attuale stazione, i resti di edifici legati a questa antica attività.

Da Saint-Michel-de-Maurienne a Valloire: il percorso sospeso
La salita inizia a Saint-Michel-de-Maurienne, alla confluenza dell'Arc e della Valloirette, un tempo vivace scalo commerciale. Ed è lì, all'uscita della città, che inizia la strada dei passiFin dalle prime curve, sentiamo di lasciare un mondo da villaggio alpino per entrare in uno spazio più raro, più luminoso, più sospeso. Il vento soffia tra i larici, e il vette dell'arco alpino tracciamo una linea d'orizzonte che non abbandoneremo fino a Briançon.
È dietro una curva che il Forte del TelegrafoSituato su un promontorio affilato come la prua di una nave, domina l'intera valle e sorveglia l'accesso al passo del Galibier. Prende il nome dal Semaforo ottico Chappe, messo in servizio nel 1807 per collegare Lione a Milano. Il forte, costruito tra il 1885 e il 1890, ha ampliato questa missione: osservare, controllare, proteggere. Ancora oggi, la sua salita offre un Vista a 360°, dalla Vanoise al Monte Bianco, fino agli Écrins con il bel tempo.
Più in alto arrivi Valloire, un villaggio turistico il cui nome evoca la valle dell'oro (valle aurea). Ex ospizio temporaneo nel Medioevo, Valloire è oggi una città vivace dove il campanile a cipolla della chiesa barocca veglia su artigiani, casari e contadini di montagna. Si può passeggiare tra le strette vie, le botteghe e i piccoli ponti di pietra. Lungo il torrente, sentieri conducono verso le cappelle di Poingt-Ravier, o salire al villaggi sospesi di Bonnenuit e ColIn inverno, la strada finisce qui. Le piste da sci vi aspettano a Valloire.

Il passo del Galibier: il passo delle epopee ciclistiche
Oltre Bonnenuit, la strada diventa mito. il Passo del Galibier, per 2642 metri, è molto più di un passaggio: è un rito. Attraversato per la prima volta dal Tour de France Nel 1911 fu ricordato come la cima delle vette, la linea in cui l'uomo si unisce all'aquila.
La strada, costruita alla fine del XIX secolo, è stata per lungo tempo un'impresa di ingegneriaPrima che il tunnel fosse scavato nel 1890 (a 2556 m), i convogli dovevano attraversare le creste sul fianco della montagna. Oggi è ancora possibile utilizzarlo la vecchia strada del vertice, stretto e vertiginoso, che si snoda il più vicino possibile al cielo, tra morene, nevai eterni, lastre di gneiss e quarzite.
In cima, il panorama è impressionante : a nord, i ghiacciai della Vanoise; a ovest, le Aiguilles d'Arves; a sud, gli Écrins nella loro maestosità. Una stele rende omaggio a Henri Desgrange, padre del Tour de France, che vedeva in questo passo il culmine dello sforzo e della bellezza alpina.
Qui è dove Samivel chiamava i colpi "lo spirito delle alte solitudini"Nessun suono, tranne quello del vento, dell'acqua che filtra, delle pietre che parlano.

Da Lautaret a Briançon: tra giardini alpini e bastioni reali
La discesa verso la Valle della Guisane è più dolce, più luminoso. Dopo alcuni tornanti rivolti verso la Meije, scivoliamo verso il passo del Lautaret (2058 m), passaggio di cambio, crocevia storico del Delfinato, tra le Alpi Settentrionali (Isère) e le Alpi Meridionali (Alte Alpi), noto fin dall'antichità.
Il Passo del Lautaret: un balcone sugli Écrins
À 2058 metri sul livello del mare, il Passo del Lautaret è uno dei valichi di valico più antichi ed emblematici delle Alpi. È anche uno dei pochi passi alpini francesi tenuti aperti in inverno. Frequentato già in epoca romana, poi riqualificato sotto Napoleone I e modernizzato nel XIX secolo, collega naturalmente Valle Romanche a quello del GuisanoIl suo profilo dolce, con la sua curvatura quasi attenuata dopo la vertigine del Galibier, ne faceva un carta di scambio, più che un conflitto. Sale, legno, vino, animali... e notizie dal mondo passavano attraverso di esso.
Il Lautaret offre un posizione geografica unica, all'incrocio di Alpi del Nord e un Alpi del Sud, sotto l'alta protezione del Massiccio della Meije (3983 m), la cui sagoma di granito e neve, spesso avvolta dalle nuvole, domina la scena come una scenografia di un'antica tragediaDi fronte a lei, scendendo dalla cima della Meije, i ghiacciai dell'Homme e del Lautaret brillano ancora, sentinelle minacciate ma fiere. Il contrasto tra i pendii fioriti del colletto e del mineralità vertiginosa dal pendio di La Grave aggiunge ulteriore spettacolarità naturale al luogo.
È questo eccezionale ricchezza biologica e climatica che giustifica la presenza qui, dal 1899, della Giardino botanico alpino del Lautaret, fondato dall'Università di Grenoble. Questo giardino di alta montagna, arroccato a oltre 2000 metri, è un laboratorio vivente dove più di 2000 specie alpine, himalayane, caucasiche o andine coesistono su un tappeto erboso. Tra sassifraghe, stelle alpine, genziane e rododendri, i percorsi botanici sono un invito alla contemplazione tanto quanto allo studio.
Intorno al giardino, molti sentieri Volate verso le creste, le valli sospese o i laghi d'alta quota. Una bella escursione porta i più sportivi al rifugio Chamoissière a Plan de l'Alpe, verso le sorgenti della Romanche. In estate, pastori e botanici incontrano escursionisti, ciclisti, geologi, ognuno dei quali trova qualcosa al Lautaret. il suo modello ascendente.
Il pass comprende anche un osservatorio scientifico, insieme a una stazione di ricerca su clima, ghiacciai ed ecosistemi d'alta quota. Qui, il vento che spazza gli speroni rocciosi trasporta più della polvere: trasporta la consapevolezza di un mondo fragile, da conservare.

La valle della Guisane: i villaggi di Serre Chevalier
Dal Passo del Lautaret, la strada si apre verso sud, in un movimento di liberazione e di luce. Qui inizia la valle del Guisano, morbido e luminoso, delimitato da prati alti, di serre alberate e di villaggi perchés che scandiscono la discesa con la regolarità di un rosario pastorale. L'acqua limpida della Guisane, veloce e canterina, traccia un filo di freschezza in questo paesaggio aperto sugli Ecrins, dove il Massiccio della Meije, ancora visibile in alcuni punti, continua a dominare l'orizzonte come una divinità minerale.
La discesa è una gradiente di altitudini e stiliL'asprezza geologica del Lautaret cede rapidamente il passo alla rotondità degli alpeggi, poi ai primi segni di occupazione umana. Entriamo in un terra delle radure, di cappelle isolate, di tetti di ardesia e pietra bionda, dove ogni villaggio sembra sospeso in una luce precisa, cesellato dall'aria d'alta quota.
La prima città importante è Il Monêtier-les-Bains, noto fin dall'antichità per la sua sorgenti termali sulfuree, già sfruttate dai Romani. Ancora oggi le acque calde sgorgano a quasi 44°C, e il loro vapore, nelle mattine fredde, riveste le strade di un mantello oniricoIl paese ha conservato un notevole patrimonio religioso: laChiesa di San Pietro, affiancato da un campanile longobardo, ma anche numerose cappelle rurali e oratori disseminati nelle frazioni. Il passato termale si coniuga con la tradizione della transumanza, ancora molto vivo, che porta le mandrie attraverso il Chalet Lauzet e Casset.
Più in basso, La Salle les Alpes et Saint-Chaffrey offrono soste tranquille, ai piedi del creste del ProrelSi tratta di villaggi caratteristici, attraversati da vecchie mulattiere, rivestito con fontane scolpite, di piccoli ponti di pietra e di case con gallerie, caratteristiche dell'architettura di Briançon. La storia emerge in ogni dettaglio: architravi incise con date antiche, meridiane, fienili restaurati, croci ai lati della strada dalle sagome familiari.
Durante tutta la discesa lo sguardo è costantemente convocati dai vertici : a ovest, la cima della Condamine, ad est, il pendii boscosi della Grand Aréa, e, sullo sfondo, i primi bastioni fortificati di Briançon, annunciando la fine del viaggio.
Questi tre villaggi, insieme a Briançon, formano la stazione sciistica di Serre Cavaliere, che prende il nome da una cima che domina la valle della Guisane. I 250 km di piste del comprensorio sciistico si estendono sul versante occidentale (riva destra) della Guisane, e dalla cima delle piste si può godere di un paesaggio magnifico.

Briançon: la città alta, alle porte del cielo
Mentre la valle si restringe, si moltiplicano i segni del passato militareI forti, i bastioni, i ridotti si stagliano sulle alture come sentinelle di un altro tempoBriançon appare finalmente, incastonato nel suo circo roccioso, circondato da bastioni e silenzioDa lontano possiamo già vedere il camini tozzi per le tetti stretti per le ripidi pendii della città vecchia, come un'isola nel cielo.
Situato ad un'altitudine di 1326 metri, Briançon è la città più alta della Francia. Ma al di là delle statistiche, è una città raggiungere il cielo, aggrappandosi al pendio, fortificato contro il mondo, eppure aperto a tutte le influenzeQui finisce il viaggio iniziato a Saint-Jean-de-Maurienne; eppure, tutto sembra ancora iniziare. Perché Briançon è una soglia: tra Francia e Italia, tra Alpi del Nord e Alpi del Sud, tra storia e futuro.
Appena ti avvicini, puoi vedere il ingegneria difensiva che hanno plasmato questa città. Vauban, alla fine del XVII secolo, vi espose tutta la sua arte: recinti bastionati, Ponte di Asfeld, Forte delle Teste, comunicazione Y, Forte di Randouillet…un'eccezionale rete militare, progettata per proteggere il regno dagli assalti provenienti dal Piemonte. Queste fortificazioni, oggi elencate nel Patrimonio mondiale dell'UNESCO, raccontare la guerra degli ingegneri, colui che plasma le montagne senza tradirle.

Ma Briançon non è fatta solo di mura. città alta, racchiuso tra le sue mura, è un gioiello dell'urbanistica montana. Il suo strade strette e ripide, a volte coperte, pavimentate con grandi lastre, prendono vita attorno la Piazza d'Armi, dal parco Schappeo della collegiata di Nostra Signora e San Nicola, con due torri disuguali. Il doccioni, questi piccoli canali che scorrono tra le strade per incanalare l'acqua di scioglimento, conferiscono alla città un ritmo fluido e continuo, come il ricordo di un torrente domato.
Qua, ogni pietra sembra avere un nomeLe facciate color pastello raccontano della vicina Italia, i balconi forgiati evocano gli artigiani del ferro, le meridiane dipinte sui muri mostrano un tempo verticale, solare, austero. E quando si sale verso bastioni superiori, la vista si apre: in basso, la Durance, in lontananza, la Clarée, e intorno, la Foresta statale di Prorel per le pendici del Chenaillet per le Creste di confine di Giano.
Una città militare, certo, ma anche città dell'acqua e della salute : a partire dal XIX secolo, Briançon è diventata una stazione climatica apprezzata, rinomata per la purezza della sua aria, consigliato a chi soffre di tubercolosi e a chi è in convalescenza. Questo passato termale ha lasciato alcune ville, un'aria di resort discreto e una gradita forma di lentezza in un mondo in continuo movimento.
De Saint-Jean-de-Maurienne a Briançon, attraversando i passi di Galibier e Lautaret, sei tornato indietro nel tempo tanto quanto il pendio. Hai seguito torrenti, penetrato valli sospese, sfiorato bastioni e salutato i santi patroni dei passi. Questo viaggio non è una semplice traversata: è un lezione di geografia incarnata, un pietre da lettura, un poesia dell'altitudine.
Briançon, come un punto di arrivo elevato, non è un risultato, ma una promessa: quella che Ogni strada di montagna porta da qualche parte: agli altri, a se stessi o al cielo.
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